Mesi fa avevo scritto di Cloud.it, il servizio (all’epoca solo in beta) di IaaS di Aruba. La fase beta era ufficialmente terminata il 2 dicembre 2011 portando l’0fferta direttamente in produzione.
Per chi aveva aderito alla beta, tutti i dati sono stati rimossi, ma con una certa sorpresa è stato assegnato un voucher per testare anche il prodotto definitivo. Test che ho rinviato, sia per ragioni di mancanza di tempo, sia nella speranza che implementassero nuove funzioni. E un minimo di curiosità è nata dall’applicazione per iPad e iPhone che ho voluto toccare con mano.
Partiamo dall’applicazione che evidentemente è una versione 0.01: sui server permette solo di cambiarne lo stato (ad esempio per riavviarli). Ma ha sicuramente un grande pregio… i prezzi sono monitorati in tempo reale e con massima trasparenza (secondo me).
Veniamo invece al servizio vero e proprio, che ha mantenuto l’interfaccia (completamente in italiano) simile a quella della beta. La prima sorpresa è nella pagina di login e risponde ad una delle domande che mi ero posto sul ruolo dei datacenter (in beta non selezionabili, ma comunque visibile):
Come si nota vi sono due datacenter in Italia e un terzo (in Repubblica Ceca) in previsione per il futuro. Peccato non vi sia (o non abbia trovato) alcun modo per spostare le VM da un datacenter all’altro.
L’altra sorpresa evidente viene durante la creazione di una nuova VM (chiamate in realtà “Cloud Server”), ora si può scegliere tra tre hypervisor (VMware, Hyper-V e Low Cost Hyper-V), ma soprattutto si hanno a disposizione molti più template (con VMware si ha il massimo della scelta, includendo persino server Windows con SQL Server incluso e varie distribuzioni Linux tra cui anche la Debian). Questa è la lista nel caso si utilizzi Hyper-V:
La curiosità sulla scelta tra tre diversi hypervisor è data solo dai costi diversi che vengono applicati come visibile nel listino prezzi e riportato persino in fase di creazione di una VM.
Non è invece chiaro (o non l’ho trovato velocemente) se poi corrisponde anche un livello di servizio diverso (trovare gli SLA non è banale e secondo me andrebbero esposti in modo chiaro quanto lo sono i prezzi).
Quello che si può intuire è che il Low Cost Hyper-V usa storage di livello inferiore rispetto agli altri due. Sul perché invece CPU e RAM costino di più in VMware è probabilmente da attribuire al costo delle licenze.
La parte di gestione della console remota sembra migliorata e ora viene fornito un client customizzato per la connessione VPN. Connessione VPN che serve anche nel caso si voglia usare il vSphere Client per collegarsi alle VM ospitate su VMware.
La gestione delle VM è rimasta simile, ma almeno VMware Tools o Integration Components sono finalmente installati nelle VM in modo da gestire anche guest shutdown e restart. In VMware (tristemente scritto VMWare) vi è anche il supporto alle snapshot. Il deploy invece pare rimasto invariato e dovrebbe usare non i template di VMware o l’equivalente di System Center VMM, ma del deploy del tutto simile a quello degli ambienti fisici. Interessante è invece l’uso di Microsoft Forefront Endpoint che viene aggiunto a tutte le VM Windows based.
La gestione degli IP soffre invece degli stessi problemi della beta… sono in fase di creazione della VM l’IP è assegnato correttamente e configurato in automatico, dopo bisogna gestire la modifica anche all’interno della VM stessa.
Sono state finalmente aggiunte anche alcune funzioni elemantari per importare ed esportare i dischi virtuali tramite un servizio FTP, qua sicuramente c’è ancora molto da fare. Del resto la scelta di sviluppare da zero una piattaforma di cloud porta tutta una serie di mancanze che potranno forse essere colmante in evoluzioni future.