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Come già scritto in un post precedente, con l’introduzione di vSphere 5.0 oltre alla versione installabile di vCenter Server (che richiede sempre un sistema operativo Windows) esiste anche una versione sotto forma di Virtual Appliance (chiamata VMware vCenter Server Virtual Appliance).

VMware vCenter Server Virtual Appliance (vCSA) è un VA ufficiale di VMware che può essere utilizzato in alternativa di una installazione completa del VMware vCenter Server. A differenza della versione installabile, non richiede Windows Server, ma è bensì basata su una distribuzione Linux (in particolare una SuSE Enterprise).

Nelle varie versioni è stata di volta in volta migliorata, sia nel deploy (disponibile finalmente anche in forma di singolo file OVA), sia nell’occupazione di spazio (paradossalmente il download dell’OVA è più piccolo anche della ISO della versione installabile), sia nel database embedded (passato da un poco flessibile IBM DB2 ad un più funzionale PostgresQL o vPostgres come lo chiama VMware) e soprattutto nella procedura di aggiornamento dell’appliance stesso.

Con il rilascio di vSphere 5.5 il vCenter Server Appliance è diventato ancora più appetibile non più soltanto per ambienti di test o piccole installazioni, ma anche per ambienti di medie e grandi dimensioni dato che introduce nuovi limiti (usando il database embedded) di tutto rispetto: 100 host o 3000 VM (questo dato non deve stupire più di tanto, visto che era noto che già raggiungessero questi limiti con le infrastrutture degli Hands on Labs).

Verrebbe quindi da usarlo sempre, in ogni nuova installazione, ma in realtà prima di iniziare a consideralo come alternativa alla versione installabile bisogna ricordarsi dei suoi limiti e delle relative controindicazioni:

  • è un virtual appliance, come tale può essere un vantaggio o uno svantaggio a seconda dei punti di vista (per maggiori considerazioni rimando a questo post)
  • può essere implementato solo come macchina virtuale, non che questo sia necessariamente uno svantaggio ma è comunque una limitazione (per maggiori considerazioni rimando a questo post)
  • richiede più memoria della versione installabile (minimo 8 GB vRAM); da notare però che se nella versione installabile si mettono il database embedded e la parte di vSphere Web Client si arriva facilmente alla stessa quantità di memoria
  • supporta solo il suo database embedded o un database esterno Oracle; Microsoft SQL Server al momento non è supportato (forse in versioni future)
  • manca il supporto al linked mode che le limita l’utilizzo in ambienti grandi con più vCenter Server (in realtà potrebbe poi non essere un limite se questi ambienti grandi sono ambienti poi gestiti da vCloud Director o da VMware View dove comunque l’interfaccia di gestione diventa un’altra e vCenter Server è solo un tramite)
  • manca un vSphere Update Manager (VUM) per Linux e quindi se volete questo servizio è necessario un server Windows (e quindi potreste perdere il vantaggio di aver risparmiato una licenza Windows e sicuramente non avete più l’approccio a singolo appliance che implementa tutto)
  • manca un Horizon View Composer per Linux e quindi se volete questo servizio è necessario un server Windows (e quindi potreste perdere il vantaggio di aver risparmiato una licenza Windows e sicuramente non avete più l’approccio a singolo appliance che implementa tutto)
  • vCenter Server Linked Mode non funziona (è basato su istanze ADAM o come ora viene chiamato Active Directory Lightweight Directory Services)
  • vCenter Server Heartbeat non è compatibile con vCSA e quindi l’unica soluzione di alta disponibilità per vCenter Server rimane VMware HA (che può andare bene per molti casi, ma non soddisfa gli SLA più stringenti)
  • potrebbero esservi problemi con alcuni plugin, soprattutto nel caso di plugin per il vecchio vSphere Client.

Per quanto riguarda i vantaggi sono invece innegabili:

  • deployment veramente più rapido (in 10 minuti avete un sistema pronto per essere configurato)
  • download semplificato (e più compatto persino della ISO del vCenter installabile)
  • aggiornamento relativamente più semplice della versione installabile e comunque aggiorna tutta la macchina, non solo il vCenter Server
  • nella versione 5.5, con il suo database embedded può coprire molte delle necessità di PMI e medie enterprise
  • include già un database embedded e tutte le componenti di vCenter Server (a parte VUM), inclusi i Syslog e Dump Collector
  • la parte di WebClient è già inclusa e pronta all’uso (altro tempo risparmiato nel deploy, anche se dalla versione 5.5 è diventata una componente installata di default nella modalità simple install)
  • è un virtual appliance, quindi una sorta di black box che implementa tutti i servizi in un unico punto; come tale può essere un vantaggio o uno svantaggio a seconda dei punti di vista (per maggiori considerazioni rimando a questo post)

Paradossalmente il vCenter in forma di virtual appliance apre anche ad un maggior supporto multi-piattaforma (anche se un virtual appliance va considerato come tale, più che un software installabile su Linux) e continua la strada intrapresa dal nuovo vSphere Web Client. Sicuramente va in una direzione di “virtual block” che implementano vari servizi (soluzione già adottata da tempo con la famiglia vShield, ora chiamata VMware vCloud Networking & Security).

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Virtualization, Cloud and Storage Architect. Tech Field delegate. VMUG IT Co-Founder and board member. VMware VMTN Moderator and vExpert 2010-24. Dell TechCenter Rockstar 2014-15. Microsoft MVP 2014-16. Veeam Vanguard 2015-23. Nutanix NTC 2014-20. Several certifications including: VCDX-DCV, VCP-DCV/DT/Cloud, VCAP-DCA/DCD/CIA/CID/DTA/DTD, MCSA, MCSE, MCITP, CCA, NPP.