Uno dei miti del public cloud è che sia vantaggioso rispetto ad altre soluzioni. Quante volte avete sentito dire che la PMI deve spostarsi su servizi di tipo public cloud? Perché sono più convenienti o perché risparmia.
La verità è molto più articolata: il public cloud permette veramente di passare da un modello senza alcun CapEx iniziale (anche se poi non è vero dato che vi sono alcuni servizi comprabili in modalità “semitradizionale”) ad un modello totalmente OpEx e basato normalmente su una tariffazione mensile a consumo effettivo.
Già qua nascono i primi problemi: qual è il costo operativo di una soluzione on-prem? Se nelle grosse realtà questo dato può essere più o meno facilmente stimato, nelle piccole realtà spesso è sottostimato. Di conseguenza guardando un costo di un servizio basato su cloud pubblico su 2-3 anni (al volte anche meno) si ha la percezione che il costo sia superiorea quello di una soluzione on-prem.
Ma la stessa difficoltà vi può essere a calcolare correttamente i costi di una soluzione public cloud, dato che non sempre questi sono facilmente individuabili o stimabili, se non fino a quando non arriva la fattura finale.
Utilizzerò un esempio che mi accaduto di recente: negli scorsi mesi ho utilizzato il servizio IaaS on demand di VMware vCloud Air, spinto soprattutto dalla curiosità di vedere come funziona (e compararlo con altre soluzioni di tipo IaaS).
Ho ricevuto un credito gratuito (a scadenza) per i miei test. Tutto bello?
Beh… iniziamo dal tempo perso per cercare di farmi accreditare questo “bonus” dato che non vi era modo e ho dovuto richiedere al supporto, che dopo settimane si è limitato a dirmi di creare un nuovo account. vabbé direte voi… era una credito gratuito e un supporto best-effort (quest’ultimo però ho scoperto poi che non era gratuito!).
Durante la registrazione viene chiesta una carta di credito… nulla di strano dato che quasi tutti i servizi di cloud pubblico la richiedono usando la scusa dell’autenticazione ed identificazione forte… ma ovviamente con la finalità di poter poi iniziare a scalare quando il servizio passa in modalità a pagamento. Questo aspetto lo trovo comunque fastidioso in tutti i servizi cloud che lo forzino (quando avevo provato Aruba Cloud in realtà non era stato richiesto, ma forse era perché si trattava ancora di una beta). Una trial è una trial… perché mai devo dare garanzia di pagare qualcosa?!
Alla fine sono riuscito ad attivare il servizio e fare i miei test.
Durante l’utilizzo devo dire che si è comportato bene, anche se l’interfaccia utente necessita di miglioramenti funzionali e soprattutto di un migliore contenuto informativo: vedere il credito richiede un po’ di click e non è MAI visibile in modo semplice. Lo stesso dicasi per capire i costi dei servizi, ma soprattutto quanto realmente state consumando. In questo vi sono servizi cloud che sono decisamente più avanti.
Come ogni servizio cloud pubblico può avere dei fermi, ma devo dire che almeno per i fermi pianificati e le attività di manutenzione le notifiche via mail sono state puntuali e precise. Meno chiaro invece quando una region era satura o non completamente funzionante: durante il VMworld US ad esempio si ottenevano strani errori dalla region California nel tentare di instaziare delle risorse.
Ma veniamo alle sorprese: probabilmente il credito era scaduto un mese (non come quantità, ma come limite di tempo). Nessuna segnalazione a riguardo, né via mail (magari l’ho persa o è finita nello spam), né soprattutto a livello di interfaccia utente, se non andando a vedere nel dettaglio del credito (ma un warning nella pagina principale costa troppo?).
Soprattutto nessuna notifica sul fatto che si è passati “magicamente” da una modalità trial ad una modalità a pagamento: mi ripeto, ma almeno nell’interfaccia utente questo deve essere evidente, come pure quanto si inizia a pagare.
E così questo mese ho ricevuto come sorpresa una fattura di quanto consumato… ancora senza avvisi o notifiche durante il consumo… Vabbé direte voi… saranno pochi Euro. Il cloud costa poco. Vero se lo usate una tantum o con poche risorse e in effetti mi ero sempre preoccupato di cancellare le risorse dopo i miei test.
Ma comunque vi sono state delle voci interessanti e non attese nella fattura, in particolare:
- VMware vCloud Air OnDemand Services – Online Support – One Time Charge Support Fee 1.78 1 €1.78
- VMware vCloud Air – Virtual Private Cloud OnDemand B1A – IP Address – 1 Hour Usage IP-Hour 0.02832 632.824 €17.92
Partiamo dalla voce relativa al supporto che benché bassa implica una domanda? Supporto per cosa? Quando? Dove accidenti è il numero di caso, se volessi quanto meno verificare a cosa si riferisce. Dato che l’unica volta che ho contattato il supporto era per i problemi di registrazione mi viene da ridere che possa rifersi a quello… Ma vabbé.
Quello che più stupisce però è il costo dell’IP pubblico… vero che gli IPv4 stanno finendo ma è veramente tanto per un utilizzo di meno di un mese… anzi per un utilizzo di poche ore, visto che poi le risorse le avevo cancellate, ma evidentemente l’IP è rimasto allocato (e di nuovo, bisogna andare a cercare nei meandri dell’interfaccia le varie risorse usate, una dashboard chiara e riassuntiva sarebbe il minimo).
E questa bella fattura è arrivata da un’email alla quale non si può rispondere (e questo ci può stare), ma anche senza nessun modo di contestarla o di avere chiarimenti, se non contattando genericamente il supporto tecnico (lo stesso che mi ha fatturato un problema non risolto?).
Alla fine si tratta comunque di pochi Euro, ma la lezione è comunque interessante (al di là dell’esempio specifico, dato che può comunque adattarsi anche ad altri casi) su quanti e quali costi più o meno nascosti possa avere anche il cloud pubblico (si pensi ad esempio alla banda di download, che molti fanno pagare). E di come sia facilissimo passare da una modalità trial ad una modalità “a pagamento”
Per informazioni generiche sui concetti legati al cloud, vedere anche questi post precedenti: