OpenIO è una startup francese fondata nel 2015 (quindi da poco) da 7 esperti di infrastruttura ed in particolare di gestione di grossi mail server. La sede principale è a Lille (Francia), ma hanno anche un ufficio a San Francisco (come del resto fanno molte startup nell’IT).
Durante l’ultimo A3 Communications Technology Live! ho avuto il piacere di rivedere alcune di queste persone, che già avevo conosciuto qualche mese fa durante l’IT Press Tour #17.
Apparentemente potrebbero ricadere nella solita azienda di object storage (che tanto va di moda, a volte senza una vera e propria strategia di mercato o dei casi d’uso direttamente applicabili), ma in realtà la loro soluzione è molto particolare (forse troppo).
Openio ha realizzare una soluzione 100% software di object storage scalabile e pensata di per crescere da pochi TB a molti PB. Inoltre la solo soluzione è diventata Open Source nel 2012 (con licenza AGPLv3). Per capire da dove parte l’idea, bisogna però inquadrare il prodotto nella sua genesi storica: l’idea è nata nel lontano 2006 per risolvere un problema particolare, ossia la gestione di un numero elevato di caselle di posta elettronica da parte di un provider francese. OpenIO nasce come fork di questo progetto:
Il prodotto quindi nasce espressamente per risolvere un problema ed è questo che lo rende interessante. In particolare per la posta elettronica presenta un’integrazione nativa con la parte applicativa ed è in grado di parlare direttamente con i seguenti software di accesso alle mailbox:
- Cyrus Imap
- Zimbra
- Mail Object
- Dovecot
L’idea si è estesa poi anche al mondo multimediale, con altri connettori specifici per questo caso d’uso:
- HTTP connector
- Adaptive streaming connector
- Event based transcoding
Rimane comunque uno storage che può anche essere usato in modalità general purpose (ma in questo caso, secondo me, perde parte del suo valore), parlando ed integrandosi con diversi sistemi:
- File System (NFS)
- OpenStack SWIFT
- Amazon S3
Al di là del fatto che sia OpenSource (molti prodotti comunque lo sono e fintanto che la comunità attorno a questo software non cresce e sviluppa compenenti innovative, il valore è minimo, anche perché molti connettori sono in realtà a pagament), al di là della scalabilità e dell’archittettura (che può essere migliore, o almeno sulla carte sembra esserlo), il vero valore di questa soluzione è proprio nell’integrazione nativa con la parte applicativa e con servizi specifici. Chiaro che per ora è limitato a due casi d’uso molto verticali, ma almeno in quelli il valore aggiuntivo è assolutamente interessante.
Se poi sapranno sviluppare ulteriori connettori o funzioni di trattamento dei dati specifici (oggi quasi tutti fanno analytics, ma si sono fossilizzati a questo aspetto, quando partendo da questa funzione si possono poi implementare mille altri servizi integrati), il prodotto potrebbe diventare sempre più interessante.
Al momento il prodotto è alla versione OpenIO 15.12, ma già è risponibile la beta della versione 16.04 (numeri di versione curiosi, ma essendo basato su Linux, immagino utilizzono il numero di versione della loro distribuzione di riferimento).
Per chiudere, una considerazione finale sul loro approccio allo storage: invece che considerare uno storage fatto da un numero “limitato” di nodi con tanta capacità di storage ciascuno, loro stanno puntando ad avere tanti (tantissimi) nodi ciascuno con un numero limitato di risorse di storage, potenzialmente fino ad arrivare dove un disco è un nodo. Sembra fantascienza (o follia), ma considerando i nuovi Kinetic drives questa idea non è così utopistica. OpenIO potrebbe risiedere ci ciascuno di questi drive (sono sistemi ARM con sufficienti risorse di calcolo).
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