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Nell’ambito della virtualizzazione server, i principali hypervisor di tipo 1 (o bare-metal) sono: VMware ESXi, Microsoft Hyper-V, e, per il mondo Linux, Xen e KVM.

Per quanto riguarda il public cloud, in particolare i servizi di tipo IaaS, al momento i più usati sono Xen (poiché AWS ne utilizza una versione customizzata) e Hyper-V (visto che è alla base di Azure). Cambia tutto nell’e infrastrutture on-prem poché ESXi (e vSphere) rimane la soluzione più utilizzata, con Hyper-V e KVM che seguono, ma ancora da lontano.

Notare che sia Xen che KVM rappresentano in realtà una famiglia (o una tecnologia), non un prodotto specifico: ogni distribuzione o ogni vendor ha la sua “versione” do uno o dell’altro. Se invece parliamo di XenServer allora ci si riferisce al prodotto specifico di Citrix basato su Xen (Citrix aveva acquitato il brand Xen commerciale tanti anni fa), oppure se parliamo di RHEV allora ci si riferisce all’implementazione di RedHat basata su KVM (RedHat è stata tra le prime a “sponsorizzare” KVM a discapito di Xen).

Vi sono poi diversi prodotti commerciali, come Nutanix AHV o Scale Computing, in questo caso entrambi utilizzano KVM per implementare una soluzione iper-convergente completa. Questi prodotti hanno sicuramente contribuito alla maggior diffusione di KVM nei private cloud.

Ora on il recente annuncio di Amazon anche nel public la diffusione di KVM crescerà in modo sensibile: AWS ha annunciato la disponibilità di una nuova tipologia di istanze EC2 (C5) disponibili nelle region EU (Ireland), US East (Northern Virginia)US West (Oregon) e pensate per workload che richiedono elevata potenza di calcolo. Queste istanze gireranno sui nuovi processori Xeon Skylake, ma la vera novità è che utilizzeranno KVM (una versione personalizzata e customizzata da Amazon)anziché Xen!

In realtà anche i processori saranno customizzati: AWS ha commissionato ad Intel la produzione di una partita di processori Xeon Platinum 8000 custom (3Ghz stock, turbo boost 3.5Ghz ma su singolo core), nell’ottica di avere un processore “ottimizzato per EC2”. L’unico modo per sfruttarlo a pieno è stato quello di passare a KVM.

Sicuramente è un’affermazione per KVM che diventa così il terzo hypervisor nel mondo private cloud (in realtà in alcune realtà è già secondo e alcuni vertical è persino il primo) e potenzialmente il primo (a lungo termine) nel mondo del public cloud.

Ora serve che alcuni gap tecnologici vengano colmati o risolti in modo definitivo.

Il primo riguarda la parte di management: si può fare tutto da linea di comando o con interfacce web, ma è ancora troppo limitato e dipendente dall’implementazione. Alcuni prodotti (AHV e Scale Computing) hanno un’ottima interfaccia di gestione, ma funziona SOLO con i relativi prodotti. Ci sarebbero altre soluzioni come Proxmox ma anche loro con dei limiti, come ad esempio essere focalizzati solo sul mondo SMB o non gestire ambienti “classic” (non iper-convergenti). In realtà a livello enterprise c’è ovviamente OpenStack, ma è ancora troppo complicato per l’azienda media, nonostante vi siano servizi gestiti, come ad esempio Platform 9.

Un altro grossi limite attuale di KVM è l’effettiva compatibilità ed interoperabilità: troppi dialetti e mancanza di veri e propri standard per lo spostamente delle VM, oltre che un limitato numero di soluzioni di P2V, V2V, data protection, business continuity, … La definizione di maggiori standard permetterebbe una miglior crescita dell’ecosistema.

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Virtualization, Cloud and Storage Architect. Tech Field delegate. VMUG IT Co-Founder and board member. VMware VMTN Moderator and vExpert 2010-24. Dell TechCenter Rockstar 2014-15. Microsoft MVP 2014-16. Veeam Vanguard 2015-23. Nutanix NTC 2014-20. Several certifications including: VCDX-DCV, VCP-DCV/DT/Cloud, VCAP-DCA/DCD/CIA/CID/DTA/DTD, MCSA, MCSE, MCITP, CCA, NPP.