La sfida nel mercato SMB!
Il segmento SMB (in Italia indicato anche come PMI) rappresenta spesso un (grossa) sfida per diverse ragioni:
- Requisiti: in molti casi sono simili a quelli del segmento enterprise, ma non si possono usare le stesse soluzioni (a causa dei vincoli imposti).
- Vincoli: questo spesso diversi (a volte molto diversi) da quelli del segmento enterprise e in generale più restrittivi (si pensi ai budget o allo staff dedicato all’IT).
- Dinamicità: in molti casi può essere maggiore e avere grossi trend evolutivi (o anche involutivi).
Paradossalmente gli aspetti legati al disaster recovery, business continuity, availability e security possono essere veramente gli stessi o molto simili a quelli dell’ambito enterprise (almeno per quello che sono i requisiti, che però dovranno essere mediati e ri-calibrati in base ai vincoli imposti).
Il mercato risulta comunque interessante, sia per i numeri di aziende (e in Italia è una grande percentuale), sia perché pare che il 60% delle PMI non è stato ancora virtualizzato e che business continuity e disaster recovery (BC/DR) e il consolidamento dell’infrastruttura IT sono per le PMI le prime due priorità (almeno secondo la ricerca “Forrester Business Continuity And Disaster Recovery Are Top IT Priorities For 2010 And 2011”).
Virtualizzazione o Cloud?
Le soluzioni più papabili per il segmento SMB possono essere quelle basate sulla virtualizzazione o sul cloud. Come già discusso in un precedente post, virtualizzazione e cloud non sono la stessa cosa e l’una non implica l’altra: in generale è vero che si può partire dalla virtualizzazione (di sistema) per poi muoversi verso un cloud (IaaS) privato e poi ibrido. Ma è anche vero che in alcuni casi e in alcune tipologie di aziende si potrebbe partire direttamente con soluzioni di cloud pubblico!
Ovviamente il tutto dipende dalle esigenze di business, dal tipo di azienda e dimensione della stessa, dal tipo di utenti, …
Scenari differenti
Durante la presentazione all’ultimo Italian VMUG Meeting, ho descritto ed analizzato (insieme a Luigi Rosa) alcuni possibili scenari per questo segmento, usando come parametro decisionale il budget e, partendo da quello, definendo possibili soluzioni (utilizzando vSphere 5.0… nel prossimo post vedremo come cambia con vSphere 5.1). Per chi fosse interessato sono disponibili sia le slide che il video della sessione.
Ma vi possono essere tanti altri punti di vista che possono definire scenari differenti (o anche simili). Analizziamo quello in base alla dimensione (e tipologia) di azienda:
- Aziende molto piccole: con meno di 10 persone/postazioni, dove spesso i parametri legati a continuità e business (come ad esempio gli SLA) non sono troppo stringenti (ad esempio un 99.9% di disponibilità può essere accettabile). Tipicamente non hanno alcuna figura IT al loro interno.
- Aziende piccole: con meno di 50 persone/postazioni, dove invece molti requisiti iniziano ad diventare simili a quelli enterprise. Il personale tecnico, se presente, è normalmente limitato (di solito si tratta di un’unica persona).
- Aziende medie (MB segment): con meno di 250 persone/postazioni e con praticamente tutti i requisiti di un’azienda enterprise, ma con molti più vincoli. Il personale tecnico può essere strutturato (ma a volte è sottodimensionato) e vi possono essere altre unità organizzative (come ad esempio gli sviluppatori) che devono accedere e gestire parte dell’IT.
- Aziende (medie o anche grandi), ma con (tante) filiali (Remote Office/Branch Office – ROBO): ogni filiale, normalmente, cade nello scenario di aziende piccole senza alcun personale tecnico di presidio.
- Aziende piccole, ma che condividono la stessa struttura IT (coIT): fino a qualche anno fa era comune per aziende con la stessa (o parte della stessa) direzione. Ma il fenomeno inizia a crescere anche per aziende scorrelate tra di loro.
Aziende molto piccole
Per aziende veramente molto piccole, la soluzione migliore, almeno sulla carta, è di optare direttamente per soluzioni di public cloud. Dove però è importante che siano di tipo SaaS (o ITaaS), dato che la gestione dei servizi deve essere spostata lato provider, poiché in azienda non vi è personale tecnico (e spesso nemmeno le competenze) per questo tipo di attività e compiti. La connettività può essere un problema minore, dato per i requisiti di banda potrebbero essere relativamente bassi (per il numero limitato di utenti); allo stesso modo i problemi di disponibilità (dove comunque un 99,9% potrebbe essere sufficiente) possono essere gestiti scegliendo opportunamente il provider dei servizi cloud e quello delle telecomunicazioni (anche se in questo caso è possibile pensare a linee di backup a basso costo).
Il problema grosso rimane come gestire la parte client e chi la deve gestire:
- Una soluzione potrebbe essere quella di optare per soluzioni SaaS (sempre in cloud pubblico) per la gestione dei (pochi) dispositivi (un esempio potrebbe essere Microsoft Intune).
- Un altro approccio, più radicale, potrebbe essere quello di rimuovere qualunque client legacy e utilizzare nuovi device (come ad esempio dei tablet) che hanno una gestione semplificata (benché poi possano introdurre altri tipi di problemi); purtroppo non sempre è possibile disporre di applicazioni e servizi disponibili nativamente per questo tipo di dispositivi.
- In entrambi i casi, andrà comunque valutata una buona soluzione di backup dello stato e dei dati di questi dispositivi (e magari valutata anche una possibile soluzione di DR); pure qua è possibile ad una soluzione SaaS basata su cloud pubblico (ovviamente con tutte le considerazioni del caso sulla sicurezza di questi dati).
Uno dei possibili ostacoli all’adozione di una soluzione di cloud pubblico (SaaS o di livello superiore) è quello legato alla presenza di applicazioni legacy, che per loro natura impongono dei client legacy… in questo caso le soluzioni sono poche. La virtualizzazione delle sessioni potrebbe non funzionare (applicazioni legacy a volte non funzionano su sistemi server) come pure la virtualizzazione delle applicazioni. In teoria si potrebbe usare una soluzione di VDI per la virtualizzazione dei desktop… ma il problema di queste soluzioni è che non sono adatte per fare uno scale-down su ambienti molto piccoli… il risultato sarebbe un’infrastruttura spropositata rispetto al numero dei desktop (le cose cambieranno quando View o altre soluzioni potranno essere istanziate direttamente un virtual datacenter!).
Aziende piccole e medie
Lo scenario delle piccole e medie aziende può essere molto simile (con alcune eccezioni che discuteremo dopo).
La soluzione precedente difficilmente può proporre allo stesso modo, visto che probabilmente vi saranno varie applicazioni legacy, inclusi anche alcuni dispositivi legacy (andando dai server come gli AS400 a dispositivi di controllo per PLC, giusto per fare un paio di esempio). Inoltre il criterio di scelta tra public/hybrid/private cloud dovrebbe anche tenere in considerazione delle connessioni ai servizi e ai dispositivi: se molti dispositivi sono interni, come pure molti utenti sono interni, la convenienza di una soluzione di cloud pubblica potrebbe venire meno. Viceversa, se la maggior parte degli utenti è di tipo road-warrior e/o i servizi in grande parte sono acceduti dall’esterno (come web-server o server di posta), allora una soluzione di public cloud torna ad essere interessante (anche perché mantenere questi servizi in casa comporterebbe la necessità di disporre di una soluzione di alta disponibilità delle connessioni pubbliche, cosa che non è banale).
Per certi servizi è quindi ipotizzabile un simile approccio… ma perché non estenderlo a tutto? Perché spesso non è possibile e alcuni servizi o richiedono particolari configurazioni (non standardizzabili in modalità SaaS) o devono rimanere in azienda (o essere ripensati per lavorare in modalità cloud-oriented). Il personale tecnico, che comunque è normalmente presente (anche se a volte sottodimensionato), può comunque gestire questa parte (oppure evolvere in logica cloud e ragionare sul come spostare/modificare i servizi ).
L’approccio di soluzioni PaaS, invece che SaaS, potrebbe essere una valida soluzione per realizzare un soluzione di cloud ibrido… ma tipicamente in aziende di queste dimensioni non vi è un team di sviluppo con competenze sufficiente… e spesso le applicazioni sono totalmente legacy.
Le soluzioni IaaS, pubbliche o ibride, hanno anche loro dei potenziali limiti in questi contesti? Se per alcuni casi vanno benissimo (si pensi al server web), in altri casi le dipendenze tra applicazioni e servizi possono richiedere un forte accoppiamento tra cliente e server o tra server e server… non sempre è possibile (o semplice) garantirlo. Soluzioni di VPN (o altre più evolute come VXLAN) possono semplificare la problematica dal punto di vista tecnico, ma diviene fondamentale disporre di SLA decisamente più stringenti (che molti provider di comunicazioni e anche alcuni cloud provider non forniscono (almeno non a costi da segmento SMB).
Quindi spesso, in questi scenari, ci si limita all’uso dell virtualizzazione (magari ragionando già in ottica di cloud privato di tipo IaaS, spostabile poi a cloud ibrido in base alla convenienza). Può essere comunque un punto di partenza per consolidare sistemi e servizi, per poi ragionare secondo logiche di cloud. Se per le aziende piccole potrebbe già essere sufficiente, per aziende medie con altre risorse che devono accedere a parte dell’IT (come ad esempio staff di sviluppo di applicativi), allora partire con un cloud privato potrebbe essere la prima evoluzione possibile.
ROBO
Questo scenario è decisamente interessante, perché può anche riguardare aziende grandi. Ma le filiali (o sedi distaccate) spesso sono delle piccole realtà e solitamente senza alcun presidio locale di personale tecnico!
Per contro, spesso hanno bisogno di server in filiale, per ottimizzare la banda, delocalizzare le risorse o gestire al meglio le risorse locali. Potenzialmente si potrebbe accentrare tutto nella sede più grande, ma con costi maggiori nella parte di telecomunicazioni (e problematiche nel garantire il servizio). A quel punto si potrebbe persino valutare una soluzione di cloud pubblico (dove di fatto tutte le sedi sono sedi remote).
Per le sedi molto piccole, si possono anche evitare i server di filiale, ma già con 15-20 client alcuni servizi (Active Directory, Fileserver, Proxy, …) ne suggeriscono/impongono l’adozione. Il problema è che non essendo presidiati (ed essendo di solito realizzati con server entry level) hanno problemi di disponibilità e pure di sicurezza. Del resto anche lo spazio disponibile in filiale spesso è un vincolo per realizzare soluzioni più complesse.
La virtualizzazione può essere una soluzione, almeno per consolidare (e risparmiare, sia in spazio che in costi operativi). Ma spesso diventa una virtualizzazione a singolo host, poiché soluzioni in HA richiedono storage condiviso che incide negativamente sui costi. Pure il backup e/o il DR di questi ambienti viene spesso ignorato.
Nel prossimo post vedremo alcune soluzioni alternative per garantire comunque un buon livello di servizio anche in filiale.
CoIT
Questo tipo di realtà rappresenta probabilmente una sfida più per gli aspetti legali, di ruoli e responsabilità, di sicurezza, che non per gli aspetti tecnici. Perché un cloud privato potrebbe rispondere perfettamente alle necessità e magari essere più conveniente che tanti cloud pubblici separati. Se non altro perché magari alcune infrastrutture locali potrebbero comunque esserci (sala riunioni, laboratorio, sala corsi)…
Il problema è chi assume il ruolo di provider di servizi: potrebbe essere una figura di tipo associativo, una figura terza o una sola delle aziende. Vi è poi da vedere a che livello dei servizi cloud, le varie aziende devono accedere, perché per alcune il SaaS (o l’ITaaS) potrebbero essere più che adeguate.