Qualche mese fa avevo descritto le caratteristiche di un nuovo prodotto di Dell, destinato ad ridefinire i fattori di forma esistenti: il Dell PowerEdge VRTX è il primo e per ora unico prodotto Dell (al momento non vi sono soluzioni analoghe per gli altri vendor) a riunire tre diversi fattori di forma (tower, rack e blade) in uno solo dalle caratteristiche uniche. Tanto da poterlo definire un DataCenter in a box, o (utilizzando un motto proposto da Dell) un Cloud (private) in a box.
Di fatto è una soluzione integrata montabile in formato tower (con tanto di rotelle per spostarlo) oppure in rack (in quel caso viene orientato orizzontalmente e occupa 5U) con buona parte delle funzionalità della soluzioni blade di Dell. A differenza della linea PowerEdge C (già esistente da tempo), in questo caso lo storage è condivisibile tra i vari server e i server stessi sono in formato blade, potendo beneficiare delle stesse componentistiche di quelli della linea omonima. Per contro la soluzione VRTX è meno densa, ma non è quello il suo punto di forza e il suo posizionamento.
Come già scritto in precedenza gli scenari di utilizzo vanno dai progetti VDI (aspetto fondamentale che lo rende adatto anche in tale scenario è il poter mappare le schede PCI-e alle lame), agli ambienti di test e sviluppo, alle filiali, ma anche ai possibili casi di migrazione di datacenter.
Ogni VRTX può ospitare un massimo di 4 lame da mezza altezza (R520 o R620) e fino a 12 dischi 3.5″ oppure (in alternativa) fino a 25 dischi da 2.5″ di tipo NLSAS, SAS, o SSD (anche mischiando tipi diversi a parità di dimensione fisica della guida). Purtroppo non si possono usare lame di tipo R420 da un quarto di altezza. ma come già detto la densità non è l’obiettivo primario.
Il tutto ad un prezzo ragionevole ed interessante (si può avere una soluzione di due lame, storage condiviso e networking integrato a meno di 10.000€). Ovviamente se invece ci si sposta verso una soluzione di fascia alta con 4 lame carrozzate, 48TB di storage (il massimo ottenibile on i dischi esistenti), schede PCI-e con funzioni di flash cache o GPU grafiche, si arriva a prezzi ben più alti.
Come si può notare della immagini, storage e server trovano posto nel frontale (che include anche un display di controllo orientabile), mentre sul retro trovano posto le ventole, lo switch di rete integrato (in verticale nella parte bassa tra alimentatori e ventole), le schede PCI-e (in totale 8 di cui 3 a piena altezza), le CMC (una o due per ridondanza) e gli alimentatori.
La CMC è la scheda di gestione dell’intera infrastruttura e ha funzionalità del tutto simili alla CMC della soluzione blade M1000e: di fatto permette anche di accedere alle iDRAC di ciascun server fisico, oltre che gestire lo storage condiviso.
Una nota invece sugli alimentatori e sulle ventole: in primis gli alimentatori sono del tutto standard, con attacchi identici a quelli dei normali computer, un grande vantaggio rispetto alle soluzioni blade (e ad alcuni server di fascia alta di altri vendor) che invece richiedono prese di alimentazione più grandi e capienti, con evidenti complicazioni poi nel progettare la parte elettrica. Riguardo alle ventole queste si sono rivelate decisamente silenziose, abbinando questa caratteristica con la tecnologia fresh air supportata da tutto il sistema (le lame di generazione 12 già la supportavano) si ha una soluzione che non necessariamente deve stare in un datacenter (questioni di sicurezza fisica a parte).
Nulla vieta di tenerlo sotto la scrivania o in un sottoscala: il sistema si dimostra comunque molto silenzioso e pure parco nei consumi. Considerando che tra i scenari vi erano gli ambienti di test e le filiali, questo aspetto ne conferma le finalità ed il reale possibile utilizzo.
Potrebbe essere usato anche come ambiente di demo e sicuramente per ambienti relativamente stanziali è ottimo. Un po’ meno da portare in giro visto che comunque non è leggerissimo, ma conveniente se comunque l’alternativa sarebbe spostare un paio di server e uno storage condiviso (se non altro non c’è il continuo problema di ricablare e il sistema sarebbe subito pronto all’uso).
Lo scenario di cloud in a box rimane però quello più interessante: al momento Dell propone una soluzione a 3 nodi con Microsoft System Center su un nodo e Microsoft Hyper-V sugli altri due, il tutto già predisposto e preconfigurato. Non si esclude a possibilità di vedere una soluzione analoga con OpenStack o altre suite.
Ovviamente l’utilizzo non è vincolato solo ad ambienti virtuali: ad esempio è possibile realizzare cluster Microsoft Exchange, SQL Server e/o SharePoint usando un solo box e con capacità e prestazioni di tutto rilievo.
Sul fronte invece del VDI è integrazione con la soluzione Dell Quest vWorkspace che può farla da padrona, il tutto ovviamente abbinato ai thin o zero client di Dell Wyse.
La mancanza di una scheda di storage condiviso, ma con accesso diretto ai dischi in modalità Shared-JBOD, non permette realisticamente l’utilizzo come storage server: poteva essere una soluzione assolutamente interessante per implementare un fileserver a 4 nodi attivi usando ad esempio le funzionalità Storage Space e Storage Pool di Microsoft Windows Server 2012 e 2012 R2.
Chiaramente non è tutto rose e fiori: oltre al limite precedente (più da di marketing che tecnico) vi sono anche un paio di limiti che vanno assolutamente considerati in fase progettuale e che potrebbero limitarne l’utilizzo in ambienti mid-enterprise.
Il primo è legato allo storage condiviso che è realizzato con l’utilizzo di una scheda Share-PERC (SPERC) installata all’interno (nella foto nella parte bassa). Al momento rappresenta un single point of failure visto che non è (per ora) ridondabile. In realtà nella foto si nota che è già presente lo spazio per una seconda scheda, ma il problema per ora è legato all’assenza di driver per gestire le due schede.
Poiché si tratta di una soluzione di storage completamente sviluppata da Dell (e quindi non riconducibile in alcun modo alle famiglie esistenti PowerVault, EqualLogic o Compellent) non è nativamente supportata dai vari sistemi operativi e hypervisor. Dell ha già rilasciato i driver per i principali sistemi, ma ovviamente lo sviluppo di un driver singol chip è più veloce che lo sviluppo di driver multi-chip con funzioni di ridondanza.
Potrebbe essere interessante vedere anche soluzioni di storage alternative e più modulari: un’idea geniale sarebbe adattare l’EqualLogic Blade per essere inserito all’interno del VRTX, magari al posto dei dischi condivisi esistenti. Fisicamente lo spazio ci sarebbe, tecnicamente vi sono alcuni problemi che andrebbero risolti.
Un secondo limite è legato al networking: il VRTX dispone di uno switch integrato che però è solo singolo e solo a 1 Gbps. Quindi oltre a rappresentare un altro singol point of failure (in questo caso non ha un secondo switch integrato che lo può ridondare) rappresenta anche un possibile limite per alcuni scenari. Va comunque detto che questo prodotto non si posiziona negli ambienti enterprise, per i quali le soluzioni rack e/o blade rimangono il target primario.
Vi è comunque una soluzione (non proprio elegante) per risolvere questo problema: basta comprare schede di rete aggiuntive, una per ogni lama, e mapparle a ciascun server. Con il software di teaming si provvederà poi a gestire la corretta ridondanza tra switch integrato e schede di rete aggiuntive.