Molti avranno notato che vi sono molti cambiamenti in atto nel mondo enterprise, non solo a livello infrastrutturare (dove i cambiamenti sono stati evidenti più negli anni precedenti), ma soprattutto a livello applicazioni, sia nel come possono essere distribuite e gestite (vedasi ad esempio l’approccio DevOps), sia come sono progettati (ad esempio i micro-service), ma anche dove possono girare (vedasi i container).
Il modello di agilità proposto (e dimostrato) dal cloud (soprattutto quello pubblico) ha portato all’idea di avere lo stesso livello di agilità anche nelle applicazioni. Lo stesso dicasi per il discorso di scalabilità. Questo tipo di applicazioni pensate e sviluppate per il modello cloud si chiamano (con molta fantasia) “cloud-native” application. La particolarità è che queste nuove applicazioni potranno rivoluzionare l’IT dato che anche l’infrastruttura può a sua volta essere molto diversa (o evolvere in modo diverso).
Un buon articolo che descrive i diversi tipi di applicazioni è quello realizzato da Massimo Re Ferré in one post: Cloud Native Applications (for Dummies)
Al momento il maggior interesse è attorno al modello basato a container (tanto che tutti ne parlano, un po’ come avveniva anni fa per il cloud e negli ultimi anni per il Software Defined qualche-cosa). Rispetto ad applicazioni scritte da zero per l’ambiente cloud (come le applicazioni progettate specificatamente per un ambiente PaaS come quello di Amazon, o anche Azure) queste richiedono meno modifiche strutturali (fermo restando che una buona progettazione è comunque richiesta o quanto meno gradita), ma mantengono comunque un livello di flessibilità abbastanza simile e nettamente superiore rispetto alle applicazioni tradizionali (o quelle legacy).
Negli ultimi 15 anni, VMware ha cambiato radicalmente il mondo infrastrutturale dell’IT, ma senza voler cambiare le applicazioni (e non era neppure così pensabile o proponibile negli anni precedenti). Con vSphere e vCloud è possibile avere contenitori (le macchine virtuali) che forniscono una maggiore disponibilità, una semplicità di gestione e deployment, ma come scalabilità (guardando le singole VM) si è rimasti al concetto di scalabilità verticale (si aumenta la memoria o il numero di processori). Di fatto le applicazioni erano rimaste come per il mondo fisico, senza nessuna vera innovazione (da quel punto di vista) e del resto il vantaggio principale della virtualizzazione era proprio quello di mantenere inalterate le applicazioni.
Ma come è stato scritto, ora esistono nuovi modelli di applicazione e quello a container è in trend del momento. E VMware non sta a guardare e da più di anno ha creato un team dedicato (nel quale troviamo anche un nostro connazionale) alle applicazioni cloud-native, con tanto di blog specifico. Al momento non vi sono ancora molti post (consiglio di partire da: Introducing Cloud-Native Apps), ma aspettatene molti nei prossimi mesi.
Questo perché è da poco che sono stati svelati due importanti progetti OpenSource finalizzati proprio a questo nuovo mondo:
- Project Lightwave
- Project Photon
Il primo è una soluzione di Cloud-native Identity & Access Management, che fornisce un server con le funzioni di identity, authentication & authorization:
- Compatibile con diversi standard: LDAP, Kerberos, SAML, OAuth2.0, x.509
- Architettura scalabili con funzionalità di multi-master state-based replication e multi-data center replication
- Supporto multi-tenant diverse foreste
Il secondo progetto è invece il motore sul quale eseguire i container (al posto dello strato Linux che si vede nel diagramma precedente): basato su sistema operativo Linux ottimizzato è il runtime dei container che girano su vSphere. Supporta Docker, rkt e Garden (Pivotal).
Ovviamente, alla pari di altri runtime, presenta una versione minimale con la capacità di eseguire nativamente i container (quelli Linux, visto che in futuro vi saranno anche container Windows). Ma a differenze delle altre soluzioni in questo caso avrà una forte integrazione con vSphere ed un sopporto completo da parte di VMware.
Certo ci si potrebbe chiedere quanto quaesto nuovo approccio alle applicazioni potrebbe cambiare la vision di VMware orientata attorsno al Software Defined Datacenter… la verità che non sono assolutamente mutuamente esclusivi… anzi! SDDC e tutta la parte della vCloud Suite serve ad indirizzare prima di tutto le applicazioni legacy tradizionali (che per tanti anni comunque la faranno da padroni, almeno fino alla loro obsolescenza, dato che riscrivere un’applicazione spesso non è possibile e/o conveniente)… ma potrà essere anche usato come piattaforma sul quale iniziare a far girare le nuove applicazioni cloud oriented.
Certo… a quel punto la piattaforma sottostante potrebbe essere vista come secondaria e lo sarà… VMware ha quindi intuito il possible problema e annunciato questi due progetti per continutare a utilizzare la propria piattaforma anche con i container.