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StorMagic SvSAN è una soluzione molto interessante di storage iperconvergente (e multi-hypervisor) specifico per l’ambiente PMI e soprattutto ROBO (Remote Office  / Branch Office) dove molto spesso un’infrastruttura di virtualizzazione a due nodi è più che sufficiente, ma uno storage esterno condiviso potrebbe costare troppo, essere sovradimensionato o per assurdo sottodimensionato (in Italia ho visto troppe volte realizzare infrastrutture a due nodi con NAS entry level).

Uno degli aspetti più interessanti di questo prodotto è la semplicità di gestione (una volta che è stato configurato), ma se vogliamo anche la semplicità nella fase di installazione e configurazione (benché un minimo di pianificazione e progettazione bisogna comunque farla).

Tutto questo grazie al plugin per vCenter utilizzabile sia dal Web Client che voltendo (almeno fino a vSphere 6.0) con il vecchio vSphere Client). Il plugin funziona sia sulla versione installabile di vCenter per Windows sia nella versione Linux della vCSA.

Il primo passo è il deploy delle due VSA (Virtual Storage Appliance), una per ciascun nodo. Le modalità sono molteplici, dall’import di in OVF già pronto (e volendo pre-configurato), all’utilizzo della command line o all’utilizzo del VMware vSphere Web Client (dopo che avete aggiunto il plugin di StorMagic).

Basterà andare nella vista datacenter e selzionare il tab Manage e successivamente la voce StorMagic:

Da qua è possibile monitorare la struttura esistente o iniziare a creare una nuova, partendo dal link Deploy a VSA onto a host.

Da qui parte un wizard con un messaggio di benvenuto, la possibilità di selazionare un host di destinazione con le relative credenzali (vengono già filtrati quelli che hanno una VSA installata e configurata). Dopo aver accettato la licenza è possibile iniziare la vera e propria fase di configurazione della VSA.

Bisogna scegliere un nome (univoco) e il dominio. Questi due elementi diventano un FQDN da registrare nel DNS (necessario per il funzionamento dell’infrastruttura). Bisogna poi scelgiere un datastore dove appoggiare i file della VSA inclusi il disco di sistema e il disco dei log (il disco “dati” verrà chiesto successivamente). Il datastore solitamente è locale e non ha bisogno di grandi dimensioni (per la versione 5 del prodotto bastavano meno di 32).

A questo punto si sceglie il tipo di storage allocation per definire il pool di storage da convertire successivamente in storage condiviso. Normalmente è uno o più dischi di tipo RMD (raw device mappings). Notare che il servizio SSH dell’host ESXi deve essere attivo durante questa fase di configurazione, finita la quale può anche essere disattivato.

Con la voce Advanced options è possibile costruire pool di dischi, utile nel caso che non si disponga di un RAID hardware locale (non necessario, ma ovviamente consigliato per il datastore dove sono salvati i file della VSA).

Opzionalmente si può configurare la parte di caching usando uno o più SSD. Notare che nella versione 5.x questa è una cache di sola lettura, mentre nella versione 6.0 è possibile realizzare una vera a propria soluzione di hybrid storage, ma è richiesta un’edizione superiore (il concetto di edizione nasce proprio dalla versione 6.0).

A questo punto viene la parte un po’ più articolata di configurazione della rete, dove è richiesto un minimo di pianificazione iniziale.

Esistono diverse interfacce (ovviamente è possibile usarne una sola, ma di solito sono utilizzate più interfacce) per i diversi tipi di traffico di rete, in particolare management (l’equivalente della management degli ESXi), iSCSI (usata dagli ESXi per accedere allo storage condiviso) e Mirroring (usato tra le due VSA per la replica sincrona):

Ogni scheda può avere uno o più ruoli (la configurazione ottimale dipende dal design fisico e magari vedrò di approfondire l’argomento in un altro post). Notare che non è possibile configurare i Jumbo Frame da qua (ne parleremo dipo).

Alla fine bisogna inserire la licenza (il prodotto di StorMagic è licenzato a coppie di 2 TB per ogni VSA, quindi formalmente per spazio raw). In questa fase è necessaria l’attivazione via Intenet. Nel caso fallisse è possibile attivare la licenza in un secondo momento, ma finché non è attiva (anche per una trial) il prodotto non sarà utilizzabile!

Questo è tutto: la VSA verrà caricata sull’host (dato che è abbastanza piccola richiede veramente pochi minuti, anche nel caso di un deploy su rete geografica) e si può passare alla seconda VSA. Normalmente in 5-10 minuti questa parte è completata e si può passare alla configurazione del datastore condiviso.

Come scritto, la configurazione dei Jumbo Frame non è gestita e (se si vogliono utilizzare) va fatta a mano dall’interfaccia web di gestione delle VSA (o via command line). Stesso dicasi per la configurazione dell’NTP e delle notifiche degli allarmi.

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