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Sono da poco state annunciate, su un thread nella VMware Community, tutte le date 2013 per le difese VCDX (con le relative location). Alcune erano già note (quelle dell’evento Partner Exchange), altre erano immaginabili (dopo che è stata ripristinanata la “concomitanza” tra le difese e gli eventi ufficiali VMware).

L’aspetto però interessante è che per tutto il il 2013 sarà possibile conseguire ancora la certificazione VCDX4(-DV) (e questo rappresenta sicuramente un bel cambio di rotta da quanto era stato annunciato quasi un anno fa):

Candidates at all 2013 VCDX Defenses will be offered the opportunity to submit and defend vSphere4 and vSphere5-based designs in pursuit of the VCDX4 credential. Candidates may also choose to submit and defend vSphere5-based designs in pursuit of the VCDX-DV credential. Support for the VCDX4 credential will continue until the prerequisite certifications are retired.

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Vi possono essere diversi motivi che portano alla perdita della tabella delle partizioni o alla sua corruzione. Nel caso di datastore VMFS le possibili cause sono: resignature da un altro sistema (ad esempio il backup server, nel caso funzioni in SAN mode), un errore umano (basta eseguire, su dischi condivisi, da vSphere Client un Datastore / Delete da un ESXi non ancora collegato al vCenter Server), o anche a causa di qualche problema lato storage (mi è capitato proprio questo caso di recente su uno storage entry level).

Al verificarsi di queste situazioni, di solito, la partizione VMFS è in realtà ancora presente e soprattutto lo sono i relativi dati, manca “solo” l’informazioni di dove inizia e finisce la partizione. Ma questo può essere semplicissimo da ricostruire a patto che applichiate sempre la recommended practice relativa ai datastore VMFS: uno e uno solodatastore per ogni disco, ossia un’unica partizione del massimo della capacità. In questo modo l’ultimo cilindro sarà l’ultimo disponibile sul disco e il primo quello che viene usato per l’allineamento, dato che le partizioni VMFS sono di norma allineate, a parte alcuni casi particolari su sistemi con il vecchio ESX (di fatto il disco creato durante l’installazione di ESX non era mai allineato).

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Come già scritto nel post precedente, un problema tipico dei server di nuova generazione è che, a volte, le schede di rete non sono riconosciute dalla versione ufficiale di ESXi.

Tipicamente si va ad utilizzare la versione customizzata dal vendor (o a volte una personale), con però alcuni potenziali problemi: può capire che in fase di installazione di patch o in fase di upgrade a versione successiva i driver vengano sovrascritti o cancellati e ci si ritrovi con una server inusabile. Il server ESXi partirebbe anche ma poi, non trovando alcuna scheda di rete riconosciuta sarebbe ingestibile e anche cercare di caricare i driver giusti diventerebbe difficile. Ovviamente in queste condizioni né VUM o i vari tool di gestione remota possono essere di aiuto.

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Se, durante l’installazione di un host ESXi, vi capita un modello di scheda molto recente (oppure state lavorando con una whitebox) o un server di nuova generazione potrebbe capitare che i driver di rete corretti non siano inclusi della ISO di ESXi. Normalmente, almeno per l’hardware di marca, si tratta di problemi temporanei risolti dalle nuove build di ESXi, ma non sempre i tempi sono brevi (è il caso, ad esempio, delle schede di rete Broadcom BCM5720 che possono trovare sui server Dell PowerEdge di generazione 12… tutt’ora non sono riusciuti né da ESXi 5.0 né 5.1). Il problema non banale è che senza la scheda di rete ESXi non si può neppure installare (infatti uno dei requisiti è proprio avere una scheda di rete riconosciuta da ESXi, senza il programma di installazione si ferma).

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Vi possono essere alcune situazioni nelle quali avere dei sistemi Windows (Server) completamente isolati da Internet, ad esempio in casi di appliance e/o prodotti particolari dove volete essere sicuri che il sistema non cambi (ad esempio che non vi siano aggiornamenti). Normalmente sarebbe una pratica deprecata, ma nel caso dei alcuni appliance basati su Windows può essere un modo per garantirne l’immutabilità e il “congelamento ad uno stato noto.

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Qualche settimana fa Microsoft ha introdotto un nuovo livello di certificazione all’interno di quella che è diventata la nuova offerta di nuove certificazioni Microsoft.

Microsoft Technology Associate (MTA) è il nuovo livello di partenza per chi vuole prepararsi e certificarsi in ambito IT sui prodotti e soluzioni Microsoft. Per certi aspetti ripercorre la formula delle certificazioni 2.0 Microsoft dove ogni esame corrispondeva ad una certificazione (ora con i “nuovi” MCSA ed MCSE non era più così).

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Da qualche giorno, nella pagina ufficiale dedicata alle Certificazioni VMware sono apparsi i nuovi VCDX, in accordo alla nuova roadmap e ai nuovi percorsi di certificazione annunciati durante l’ultimo VMworld US.

Vi sono quindi le tre pagine ufficiali per i tre diversi tipi di certificazione VCDX:

  • VCDX5-DV (di fatto è la stessa che prima era semplicemente VCDX5)
  • VCDX5-Cloud (il percorso specifico sul private cloud, che al momento copre prevalentemente vCloud Director)
  • VCDX5-DT (il percorso specifico sull’End User Computing, che al momento copre prevalentemente View)

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