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Nella via intervista a Sakthi Chandra (NexentaVSA for View Director), durante l’ultimo Open Storage Summit EMEA, abbiamo avuto modo di discutere della soluzione di Nexenta per l’ambiente VDI (al momento pensata solo per VMware View) e soprattutto del tipo di approccio allo storage. Il loro prodotto è stato sviluppato da una collaborazione con VMware e in effetti alcuni spunti possono sembrare familiari: ad esempio come sono gestite la varie VSA (in modo del tutto analogo alla soluzione VMware VSA, salvo che non sussiste il limite di scalabilità oltre i 3 nodi). Ma del prodotto specifico vorrei parlare in un altro post (quando avrò modo di provare il prodotto e verificarlo). Quello che vorrei invece discutere è del tipo di approccio: usare storage locale anziché quello condiviso.

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Come molti avranno già notato, sul sito di Veeam vi era una pagina (Something Awesome is coming) con un countdown: lunedì 4 giugno (verso le 17:30 ora italiana) è stato annunciato “qualcosa” di nuovo e particolare.

Si tratta della nuova versione di Veeam Backup & Replication 6.1 che introduce varie novità rispetto alla versione precedente:

  • VeeamZIP: è uan nuova modalità di backup ad-hoc. Di fatto una variante di quella full, simile in tutto e per tutto a quanto realizza Zip, ma applicato al mondo delle VM (per questo è stato chiamato VeeamZIP™).
  • Nuova console basata sull’interfaccia in stile “Ribbon”: nuovo design, ma i wizard rimangono gli stessi.
  • vPower for Hyper-V: la versione 6.1 porta la tecnologia vPower® anche su Hyper-V (incluso Instant VM Recovery). vPower runs a VM directly from a compressed and deduplicated backup file on regular backup storage. You can run a VM from any restore point (full or incremental), without changing the backup. vPower enables Instant VM Recovery, which lets you restart a failed VM from a regular backup in as little as 2 minutes.
  • Additional enhancements: in Intelligent load balancing, Engine, Backup, Replication, VM copy, VM migration, File-level restore, User interface…

Ma probabilmente la vera notizia del giorno è la versione speciale… Veeam Backup Free Edition: the free mode provides a subset of the functionality in the full (paid) editions of Veeam Backup & Replication, including VM and file recovery. So if you ever need to perform a restore but don’t have access to a Veeam backup server, you can simply download and install Veeam Backup Free Edition. You don’t need a license key, and you can recover VMs, VM files and guest files.

La nuova modalità VeeamZIP sarà alla base della versione gratuita, permettendo quindi di implementare backup full a “costo zero” (attenzione però alle limitazioni del prodotto). L’aspetto interessante è che inserendo la chiave di licenza il prodotto diventerà la versione a pagamento, senza necessità di reinstallazioni.

Curiosità: dato che Veeam Backup Free Edition include anche funzioni di gestioni file, andrà a sostituire il “vecchio” FastSCP™.

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Alla fine, ho ricevuto anche io (sarà la zona d’Italia, ma ho sempre problemi a ricevere questo tipo di pacchi) sono entrato in possesso del regalo per il programma vExpert 2011 (una borsa) e dei certificati relativi al periodo 2010 e a quello 2011. Un ringraziamento a VMware per il riconoscimento come vExpert e, soprattutto ad Alex Maier e John Troyer per tutto il lavoro ed impegno che hanno messo in questo programma.

E, ovviamente, un grazie anche per essere stato ulteriormente confermato anche nel programma vExpert 2012!

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Come già discusso nei precendenti post, nella sezione fabric di System Center VMM 2012 è possibile includere e gestire vari dispositivi, tra cui gli storage array, ma anche dispositivi di networking come i network load balancer (a quando anche gli switch, in modo da gestire le VLAN?).

Solo che a differenza degli storage, dove “basterebbe” solo un’interfaccia standard, nel caso dei load balancer non c’è uno standard specifico e ogni singolo vendor deve fornire una parte software (“provider”) per integrarlo in SC VMM (un po’ come del resto avviene con SC OM).

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Nel post precedente ho descritto la funzionalità di System Center VMM 2012 che permette di gestire in modo semplice ed integrato gli storage conformi all’interfaccia SMI-S.

Ora vediamo come collegare un vecchio Dell PowerVault MD3000i (ovviamente per modelli più recenti la procedura non cambia) usando il pacchetto SMIA (SMI Application). Notare che non esiste un pacchetto stand-alone che include lo SMI-S, ma bisogna installare l’intero pacchetto di integrazione con VMware vCenter Center (MD Storage Array vCenter Plug-in). Questo può facilmente essere adattato all’uso con SCVMM.

Il primo passo è scaricare i binari (sono disponibili sia in versione a 32 bit che a 64 bit) per installarli su di un sistema operativo supportato (Windows Server 2003, 2008 o 2008 R2). Ovviamente può anche essere in una VM (e probabilmente potrebbe anche essere la stessa macchina del SCVMM).

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Una delle funzionalità interessanti del nuovo System Center Virtual Machine Manager 2012 è che ora può gestire diversi tipi di oggetti e non limitarsi alle sole VM (mi chiedo quando gli cambieranno il nome per riflettere questa evoluzione?!).

Naturalmente già prima poteva gestire gli host (e non solo Hyper-V), ma adesso è in grado di gestire anche apparati di rete (come i load balancer) e storage. Tutte queste risorse sono registrate ed evidenziate all’interno del tab “fabric”. Nel caso degli storage, è possibile registrare e gestire uno storage array e, ad esempio vederne le sue LUN:

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L’evento Open Storage Summit EMEA 2012 si è concluso giovedì scorso e devo dire che nell’ultima giornata (quella alla quale ero stato invitato), vi sono stati vari spunti interessanti, sia dalle sessioni che dalle interviste che ho avuto modo di fare.

Riguardo alle varie sessioni, l’agenda era decisamente ricca e piena, con anche ben tre differenti sessioni in parallelo nel pomeriggio…. Dato che non possiedo il dono dell’ubiquità posso commentare solo le sessioni che ho visto (in attesa di avere le slide delle altre). Quelle che ho trovato più interessanti sono sicuramente le prime due keynote del mattino: “Welcome and Opening” di Evan Powell (Nexenta) e “Industry Trends – Designing Public & Private Clouds” di Randy Bias (Cloudscaling). Non commento subito la presentazione di Evan Powell visto che ho avuto modo, poco dopo, di intervistarlo ed approfondire alcuni aspetti.

La presentazione di Randy Bias richiede sicuramente qualche dettaglio e commento, visto che è stata molto interessante ed incisiva (per alcuni aspetti forse visionaria o in anticipo sui tempi): principalmente si è focalizzato sulla differenza tra gli approcci di tipo Enterprise e Scale-out che derivano da diverse esigenze (applicazioni già esistenti/legacy contro le nuove “elastic apps”) e che richiedono design completamente differenti (in un caso le applicazioni fallisco e i sistemi vanno disegnati per non fallire mai, nell’altro caso i sistemi possono fallire e le applicazioni devono “solo” gestire il fallimento, garantendo la continuità e la disponibilità). L’evoluzione informatico ha anche definito diverse ere storiche con diversi player, definito anche nuovi paradigmi, visto che le scale-out apps richiedono di elastic infrastructure (che in fondo è uno degli elementi chiave del cloud computing). Ma naturalmente ogni applicazione può richiedere un differente livello di servizio e la sfida in entrambi i modelli è come garantire il corretto livello (classic and scale-out models) e come l’OpenStorage può rispondere ad ogni livello. Altri spunti interessanti sono stati il concetto di failure domain e cosa viene impattato da un failure (con alcuni esempi interessanti) e l’idea di “Block Devices as a Service” (usando come esempio AWS EBS).

Anche la sessione pomeridiana “Learn how VMworld’s Hands on lab was built using NexentaStor” di Andy Bennett (Nexenta) è stata molto interessante, visto che sono stati forniti numerosi dettagli su come i “lab” dei VMworld sono realizzati (lato storage). Per chi è curioso, ho fotografato alcune slide: First slide, HoL Statistics, HoL Workload, HoL storage rack, HoL requirements.

Le interviste poi sono state ancora migliori, con l’occasione di parlare in modo informale, ma diretto e chiarire ed approfondire alcuni aspetti sia tecnici che di vision.

Interview with Even Powell (Nexenta)La prima intervista è stata con Evan Powell, CEO of Nexenta che mi ha confermato e dettagliato alcune sue affermazioni della keynote di apertura. OpenStorage è considerato uno storage di classe enterprise per chiunque (inteso sia in termini di costi, ma soprattutto di apertura a diverse soluzioni hardware, ma anche per diverse esigenze di utilizzo) e la forza di Nexenta è quella di avere uno storage completamente software e adattabile a diverse implementazioni; rispetto ad altri vendor questo può significare un interessante risparmio (considerando che almeno il 40% è speso per soluzioni proprietarie, vedasi ad esempio quanto costano i dischi “certificati” dallo storage vendor). Il paradosso è che praticamente tutti gli storage sono implementati in software e molto spesso usano hardware standard (tipicamente SuperMicro). Per queste ragioni i primi storici clienti di Nexenta sono stati le Università, i reparti R&D di molte aziende, i fornitori di servizi di hosting… ma oramai si sono allargati a tanti altri casi, come gli ambienti VDI, le PA e il settore bancario.

Una possibile criticità però è legata alla soluzione che viene fornita: non basta prendere il software e un hardware compatibile e certificato da Nexenta: l’intera soluzione va “certificata” per garantire la correttezza e la funzionalità. Infatti da un lato Nexenta sta lavorando con vendor hardware (e non solo) per realizzare soluzioni complete (simili agli storage “proprietari”), dall’altra spinge molto sulla qualità, capacità e formazione dei partner (non a caso i giorni precedenti erano dedicati proprio alla formazione) per garantire il successo dell’installazione e della soluzione.

Un altro aspetto interessante (citato anche nella keynote) è come la legge di Moore sia in contrasto con le esigenze di maturità dei prodotti (si stima servano almeno 1 milione di ore in produzione per rendere un prodotto “maturo”). Un po’ per questo motivo, un po’ per gli innegabili vantaggi, Evan conferma che per NexentaStor ZFS rimane la migliore scelta possibile e non vede grossi concorrenti o alternative a breve.

Parlando sempre di maturità dei prodotti, è interessante notare come, secondo Evan, il modello delle applicazioni Enterprise rimarrà ancora per (molto) tempo e non sarà sostituito radicalmente da quello Scale-out (almeno non secondo i modelli presentati da Randy Bias)… Del resto serviranno prima di tutto nuove applicazioni, capacità di queste di gestire i fallimenti dei sistemi sottostanti, robustezza e maturità delle stesse… inoltre la replica dei dati non sempre è una panacea, a volte si scontra con problemi di banda… e forse anche i dati vanno ripensati secondo nuovi modelli.

Alla fine abbiamo parlato anche dell’evoluzione e dei nuovi sviluppo dei prodotti Nexenta, come ad esempio il supporto per i MetroCluster, come evolve la certificazione e la partnership con gli hardware vendor e di come vede il supporto ad altri hypervisor.

La seconda intervista è stata con un cliente Nexenta: Daniel Jackobsson of Ballou Internet Services (un service provider che fornisce servizi IaaS). Mi ha raccontato il suo punto di vista e di alcuni dettagli tecnici su come ha sviluppato la soluzione (vi era poi anche una sessione pomeridiana con maggiori dettagli). Interessanti alcuni aspetti di design, come la strutturazione dei datastore per sfruttare al meglio la deduplica, ma nel contempo anche come garantire livelli di servizio differenti. Interessante anche la scelta del protocollo di storage: hanno optato per iSCSI invece di NFS fondamentalmente per avere le funzioni di VAAI (che al momento non sono disponibili nella modalità NFS). Interessanti anche le loro analisi economiche/finanziarie sia sul risparmio rispetto ad altre soluzioni (2-3 meno) sia sul ROI e sul numero di VM che li portava a pareggio dell’investimento (e il numero era relativamente basso).

La terza intervista è stata con Sakthi Chandra, NexentaVSA for View Director che mi ha fornito un’ottima panoramica ed alcuni interessanti dettagli su questo prodotto (realizzato in partnership diretta con VMware). Sicuramente farò un post specifico per fornire più informazioni sia sul prodotto che sull’approccio particolare (local storage vs. shared storage).

L’ultima intervista è stata Theron Conrey,  Nexenta Senior Solutions Engineer che mi ha raccontato della sua esperienza (ancora relativamente breve) in Nextenta, del suo compito e ruolo e soprattutto del suo punto di vista. In molti lo conosceranno o ne avranno sentito parlare, visto che molto attivo in diverse community (è stato vExpert, TechField delegate, blogger, …), sicuramente si è dimostrato una persona alla mano ma anche molto valida dal punto di vista tecnico. Quello che forse mi ha colpito è stata la sua motivazione per entrare in Nexenta: dal suo punto di vista Nexenta è la “nuova VMware” però nel mondo dello storage. Come VMware ha modificato e ridefinito il mondo e la visione dei server, così Nexenta ha le carte in tavola per ridefinire il mondo degli storage… La curiosità è che VMware lo ha fatto con un’implementazione completamente software (e in pochi inizialmente gli davano credito), allo stesso modo Nexenta punta su una soluzione completamente software.

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