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Powering the cloud sarà un importante evento europeo, organizzato da SNW Europe (co-partecipata da SNIA e Computerworld), che, quest’anno, accorporerà ben 3 eventi in un unico più grande:

  • SNW Europe (giunto al nono anno): the largest fully-independent conference where IT managers and professionals can attend SNIA-endorsed education tracks, get hands-on access to a wide range of technologies, and mix with industry peers.
  • Datacenter Technologies (giunto al quarto anno): brings a focused conference program and exhibition to the heart of the European market that addresses the technology standards and solutions that are vital to the development and deployment of an effective 21st century data center strategy.
  • Virtualization World (giunto al quarto anno): takes a focused look at the continuing development of IT virtualization standards and solutions and the key role they play in delivering Cloud computing services.

L’evento europeo seguirà di poche settimane quello americano: SNW Fall 2012 (Santa Clara, Oct 16-19, 2012). Come di consueto si svolgerà in Germania, nei giorni 30 e 31 ottobre 2012.

Quest’anno, salvo problemi, dovrei esserci anch’io e quindi potrete seguire l’evento dai miei tweet o dai post che realizzerò nei giorni successivi.

Per maggiori informazioni visitate la pagina web ufficiale.

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Per integrare le informazioni fornite nei post precenti (One month to the VMworld USVMworld US 2012 – Perché partecipare e VMworld 2012 – news) , ecco alcuni utili puntatori e riferimenti.

VMworld event:

Per quanto riguarda i Social Media e gli eventi in programma:

Per quanto riguarda gli esami e i corsi di certificazione:

  • Sconto sugli esami (50%): vedere il sito di VMware e/o quello di VUE. Sono scontati tutti gli esami: VCP5, VCP5-DT, VCP5-IaaS, VCAP5-DCA e VCAP5-DCD! E pare che vi siano anche gli esami in version 4 (visto che è citato l’esame VCA-DT che non esiste per la versione 5).
  • Sconto su alcuni corsi (25%): sarà possibile seguire (sia on-site, nei giorni prima dell’evento, ma, grossa notivtà, anche on-line) ad un prezzo scontato i corsi VMware vSphere: Fast Track 5 oppure VMware vSphere: Optimize and Scale 5.

For San Francisco:

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Nel post precedente ho descritto alcuni concetti relativi all’approccio di Nutanix allo storage (e non solo visto che bisogna includere anche le componenti computazionali e quelle di networking).

Banalizzando potremmo sintentizzare il tutto con lo slogan “No SAN”, ma come si può intuire è molto di più.

Per maggiori informazioni sono disponibili alcuni documenti (in inglese):

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Nutanix è una realtà relativamente nuova nel segmento degli storage (nata come start-up nel settembre 2009) e per certi versi decisamente innovativa: l’obiettivo è realizzare una piattaforma per datacenter virtualizzati completamente SAN-less “collassando” la parte di storage con la parte di server in un unico livello. A partire dal 14 maggio 2012, Nutanix ha anche aperto una divisione e gli uffici (a Londra) in EMEA.

Questo video introduttivo (in inglese) spiega molto bene e modo semplice i principi base e l’approccio di Nutanix allo storage. Per ulteriori informazioni e un’introduzione più completa, rimando ai riferimenti alla fine del blog. continue reading…

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DataCore Software è un software vendor indipendente, fondato il 4 febbraio 1998 in Fort Lauderdale, Florida, che si è specializzato nella virtualizzazione dello storage.

Il suo principale prodotto, SANsymphony-V (giusto di recente alla versione 9.0) forma un livello di virtualizzazione trasparente e scalabile tra gli storage fisici e i diversi host (benché si sposi bene con gli ambienti di virtualizzazione, non è limitato solo a questi). La gestione e l’accesso allo storage avverrà attraverso questo nuovo livello, indipendentemente dalle differenze a livello fisico.

In pratica, SANsymphony-V è in grado di federare diverse risorse per:

  • massimizzarne l’utilizzo
  • nascondere le diversità
  • fornire funzioni di alto livello

Per quanto descritto nel post precedente, è una forma di modello di tipo scale-out solution, seppur con qualche distinguo e limitazione (ad esempio nel numero di nodi).

L’aspetto sicuramente più rilevante è che il “DataCore cluster” è un sistema di storage ridondante e visto in modalità completamente trasparante come se fosse un unico sistema logico: quindi è in grado non solo di nascondere gli storage reali (permettendo anche di proteggere i propri investimenti), ma anche di nascondere tutto quanto riguarda i processi di failover e failback (fornendo quindi un sistema con un livello evelato di resilienza ai guasti)!

Applicazioni interessanti di questa proprietà sono:

  • Realizzazione di datacenter con un elevato livello di HA: normalmente un fault completo di uno storage array va gestito in modo esplicito (anche se alcuni storage hanno funzionalità specifiche), qua diviene implicito e trasparente agli host.
  • Migrazione di dati tra storage: benché VMware ha il suo Storage vMotion (e con Hyper-V3 vi sarà una funzione simile), qua lo spostamento dei dati tra storage può avvenire in modalità completamente trasparente; anche per host fisici e non virtualizzati!
  • Aggiungere funzioni di alto livello e/o usare storage “stupidi”: le funzioni vengono “esportate” e fornite da questo strato di virtualizzazione. A livello degli storage reali possono esistere o non esistere (o non essere state acquistate).

Altre funzioni interessanti sono il supporto multi-tier (con molti livelli diversi a disposizione, considerando che non vi sono solo i possibili dischi diversi, ma anche i diversi tipi di storage array), l’integrazione con vSphere (sia come API che come plug-in di vCenter), la replica asincrona (per architetture di DR), …

Altrettanto interessante l’aspetto di compatibilità: essendo un software pensato per girare su sistemi Windows Server qualunque scheda, storage, protocollo sia supportato da Windows diventa gestibile da questo prodotto!

Per maggiori informazioni vedere anche il blog italiano di DataCore.

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Lo storage è sicuramente una delle parti più importanti di una infrastruttura virtuale, ma rispetto alla parte relativa ai server (gli host di virtualizzazione che forniscono la capacità “computazionale”) le differenze tra i diversi vendor sono numerose e non sempre è facile confrontare i diversi prodotti; se non altro perché non sono sempre omogenei o perché alcuni aspetti non sono semplici da confrontare e/o comprendere. Ovviamente le motivazioni sono diverse e in parte legato al diverso posizionamento dei prodotti, ma la differenza a volte è sostanziale e spesso su alcuni aspetti poco noti o “nascosti”. Premetto che non è mia intenzione fare una dissertazione sugli storage (ve ne sono già numerose e spesso ben fatte, ad esempio c’è questa serie di articoli sugli storage di prossima generazione).

Quello che tutti sicuramente sono in grado discriminare è la differenza tra storage locale (DAS) e quello condiviso (SAN o NAS, ma in alcuni casi anche varianti del DAS), ma soprattutto il perché lo storage condiviso è così importante: non è per una questione di prestazioni, ma prevalementemente perché è un requisito infrastrutturale! In un’infrastrutturare per la virtualizzazione sistema (e non importa che sia VMware vSphere, Microsoft Hyper-V, Citrix XenServer o KVM o altro) lo storage condiviso è richiesto per implementare una serie di funzionalità base (come l’HA o la migrazione a caldo delle VM). In verità questo requisito (tipico anche di molte altre architetture a cluster potrebbe cambiare in futuro a favore di architetture “shared-nothing” (ad esempio usando Marathon everRun VM e replicando tra due nodi sia lo stato della VM che quello dello storage), ma al momento rimane un requisito fondamentale; ma anche un possibile punto di forza, visto che può fornire diversi vantaggi.

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In un post precedente ho discusso di come ignorare il warning dei certificati in un ambiente View 5.x. Ma l’approccio più corretto sarebbe quello di cambiarli con certificati corretti e riconosciuti da una CA pubblica o almeno interna. Questo diviene ancora più vero nelle ultime versioni di View, dove prima o poi potrebbe non essere più ignorabile l’errore sui certificati.

Per la procedura di come generarli e sostituirli a quelli autogenerati/firmati, vedere (in inglese):

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