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I dischi dinamici (o volumi dinamici) di Microsoft Windows sono un livello di astrazione (introdotto per la prima volta in Windows 2000) delle partizioni e del layout “fisico” del disco (per certi versi sono simili allo strato LVM dei sistemi Linux) con il compito di disaccoppiare il livello delle partizioni da quelli dei volumi (e quindi dei filesystem NTFS). L’obiettivo è fornire una maggiore flessibilità, come, ad esempio, la possibilità di estendere a caldo un volume semplicemente aggiungendo nuove partizioni.

Ma in un ambiente virtuale vi possono essere altre strade per ottenere lo stesso livello di flessibilità, come ad esempio usare la funzione di estensione a caldo dei dischi virtuali direttamente a livello dell’hypervisor (VMware ha introdotto questa funzione in VI 3.5U2)…

C’è quindi bisogno dei dischi dinamici in un ambiente virtualizzato? Di solito no… L’unico requisito è che il guest file system supporti l’estensione a caldo: nei sistemi Windows questo è gestibile dalla GUI in tutte le versioni recenti (a partire da Vista, alias NT 6.0), mentre ha qualche limitazione (ad esempio non per il disco di sistema, o almeno non senza ricorrere ad strumenti terzi) e solo da command line (tramite il comando diskpart) per i sistemi più datati (come XP e 2003).

Rimangono comunque ancora delle possibili motivazioni per usare i dischi dinamici (a tale proposito esiste una pagina in inglese: Why dynamic disks are still relevant) ma volendo è possibile usare soluzioni alternative. Ad esempio per avere un disco più grosso di 2 TB si può usare un disco iSCSI a livello di guest OS, oppure con vSphere 5 usare un RDM in modalità fisica (ma in questo caso si aggiungono altri problemi, come ad esempio l’impossibilità di usare le snapshot).

Ma invece dei possibili motivi per usare i dischi dinamici, volevo evidenziare alcune valide ragioni per non usarli proprio (o almeno non in un ambiente di virtualizzazione):

  • la conversione da disco basic a dynamic è irreversibile (o quanto meno non è semplice tornare indietro)
  • un disco dinamico “spanned” (simile a più dischi concatenati tra loro) è meno affidabile di un singolo disco basic: se si perde anche solo un singolo “pezzo” del disco (ossia se si perde un disco virtuale), l’intero volume non sarà più disponibile
  • in un ambiente virtuale, secondo me, sono un livello di complessità maggiore e inutile: con dischi basic è facile mantenere l’equazione 1 disco virtuale = 1 volume… con dischi dinamici la corrispondenza è più complicata
  • i dischi dinamici possono causare problemi ai backup

L’ultimo punto merita sicuramente un approfondimento. Prendo come esempio Veeam Backup, visto che di recente mi è capitato il caso di un nuovo cliente che usava dischi dinamici e aveva alcuni problemi con la gestioni dei backup. Nel caso di di Veeam (ma sono convinto che gli stessi problemi vi sarebbero anche con altre soluzionii dischi dinamici sono sì supportati nei job di backup, ma meritano alcuni considerazioni quando invece di richiedere un restore di tipo image level (restore dei vmdk) si voglia effettuare un restore di tipo file level (di singoli file).

Come documentato nel Veeam Backup 5.0.2 User Guide (pag. 97): The File Level Restore wizard provides support for Windows Logical Disk Manager (dynamic disks). Spanned/striped/raid-5 volumes and GPT disks are not supported. Qualcosa in realtà funziona, ma come scritto nel Veeam Backup 5.0.2 Release Notes (pag. 9) Dynamic disks support is limited. Only first partition on dynamic disk is visible during file level restore. Di fatto si riesce a vedere(durante i file level restore) solo il primo disco dinamico, ma NON se è di tipo spanned o di tipo “RAID software”. Benché abbia riportato solo i riferimenti per la versione 5.0.2, gli stessi problemi sono presenti anche nell’ultima versione 6.

Il manuale riporta un possibile work-around che non funziona: usare il file level restore per altri OS. Non funziona perché il virtual appliance usato in questi casi è un sistema Linux che non riesce a montare i dischi dinamici.

Soluzioni più laboriose e manuali posso prevedere l’uso dell’Instant Recovery e poi accendere la VM in una rete isolata e recuperare i file o collegare i vmdk ad un’altra macchina Windows (ho provato con un Windows Server 2008 R2 e non vi sono problemi) ed importare importare i dischi dinamici.

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Virtualization, Cloud and Storage Architect. Tech Field delegate. VMUG IT Co-Founder and board member. VMware VMTN Moderator and vExpert 2010-20 and vExpert Pro. Dell TechCenter Rockstar 2014-15. Microsoft MVP 2014-16. Veeam Vanguard 2015-19. Nutanix NTC 2014-20. Several certifications including: VCDX-DCV, VCP-DCV/DT/Cloud, VCAP-DCA/DCD/CIA/CID/DTA/DTD, MCSA, MCSE, MCITP, CCA, NPP.