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La 13ma edizione del Tech Field Day (#TFD13) si svolgerà ad Austin (Texas) nella prima settimana di febbraio 2017, dal 1 al 3. Sarà presente come delegato e sicuramente scriverò dei post di approfondimento su quanto ho visto ed imparato durante questi giorni.

L’agenda è molto ricca e piena:

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Red Hat OpenShift Container Platform 3.4 (rilasciata qualche settimana fa) è una soluzione per l’hybrid cloud incentrata sui container, costruita a partire dai progetti upstream Docker, Kubernetes 1.4, Project Atomic e OpenShift Origin, e basata sul sistema operativo OpenSource Red Hat Enterprise Linux.

Red Hat OpenShift Container Platform offre una piattaforma stabile e sicura per implementazioni container-based, senza compromessi rispetto agli attuali investimenti IT, che consente la convivenza tra le tradizionali applicazioni mission-critical e le nuove applicazioni basate su container e cloud-native.

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Questo è il primo articolo di una serie realizzata per StarWind blog sul tema del design, pianificazione ed implementazione di un’infrastruttura per uno scenario ROBO. L’articolo originale (in inglese) è disponibile a questo link.

Lo scenario ROBO

Con l’acronimo ROBO (Remote Office / Branch Office) si identifica normalmente un ufficio remoto, in un altro sito (spesso geograficamente lontano) rispetto all’ufficio principale (o ad un altro ufficio). Molte aziende hanno diversi uffici remoti, in altre città ma anche in altri paesi o continenti. Possono essere semplici filiali o controllate o franchising o qualunque altra tipoligia… ma in molti di questi casi l’infrastruttura IT è governata e gestita dalla capogruppo o in qualche forma distribuita (ad esempio delegando ogni nazione ad avere un proprio IT).

Per varie ragioni che affronteremo in un post successivo, negli uffici remoti sono comunque necessari degli apparati IT e in molti casi anche dei veri e propri server (server di filiale), fisici o virtuali, per implementare dei servizi locali.

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Una volta all’anno, Microsoft Corporation organizza un tour con i migliori esperti dei team di prodotto e sviluppo per condividere le loro esperienze e idee sui trend tecnologici. Durante la Microsoft Tech Summit,  in diverse tappe in città nel mondo, verranno trattati temi come sicurezza, rete, dati, storage, management, DevOps e collaboration.

In Italia l’unica tappa prevista è quella di Milano, presso il MiCo, il 20 e 21 marzo!

Considerando che la conferenza è gratuita e vi sono più di 50 sessioni è un evento da non perdere.

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Nel post precedente ho descritto come utilizzare l’integrazione di StorMagic all’interno del vCenter per gestire il deploy e la configurazione delle VSA. Come già scritto non è l’unico modo e su larga scala forse l’uso degli scripting è la scelta migliore e più naturale. Anche perché esistono comunque molti passi da realizzare prima a livello di infrastruttura di virtualizzazione (ad esempio la configurazione delle reti virtuali) che potrebbero essere automatizzate pure loro tramite scripting.

Dove invece l’integrazione con il vCenter rende il meglio di sé è nella parte di creazione dei datastore: anche in questo caso vi sono numerosi passi sia a livello di StorMagic (definizione della coppia di VSA, inizio della replica sincrona, …) ma anche di VMware (mount e formattazione del datastore, definizione delle regole di multipath più corrette). In questo caso l’integrazione svolge tutti i compiti in automatico!

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StorMagic SvSAN è una soluzione molto interessante di storage iperconvergente (e multi-hypervisor) specifico per l’ambiente PMI e soprattutto ROBO (Remote Office  / Branch Office) dove molto spesso un’infrastruttura di virtualizzazione a due nodi è più che sufficiente, ma uno storage esterno condiviso potrebbe costare troppo, essere sovradimensionato o per assurdo sottodimensionato (in Italia ho visto troppe volte realizzare infrastrutture a due nodi con NAS entry level).

Uno degli aspetti più interessanti di questo prodotto è la semplicità di gestione (una volta che è stato configurato), ma se vogliamo anche la semplicità nella fase di installazione e configurazione (benché un minimo di pianificazione e progettazione bisogna comunque farla).

Tutto questo grazie al plugin per vCenter utilizzabile sia dal Web Client che voltendo (almeno fino a vSphere 6.0) con il vecchio vSphere Client). Il plugin funziona sia sulla versione installabile di vCenter per Windows sia nella versione Linux della vCSA.

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Grande novità e possibile scossone nel mondo della data protection e business continuity: StorageCraft Technology Corporation e Exablox Corporation uniscono le forze (con l’acquisizione della seconda da parte della prima) e diventano un nuovo grosso outsider in questo settore.

Le due aziende sono sostanzialmente duali, visto che Exablox è più orientato al mondo degli appliance fisici (e può essere visto come uno storage secondario utilizzabile sia come target dei backup che per archiviazione), mentre StorageCraft è più orietato al mondo software e alle soluzioni specifiche per migliorare la business continuty.

Considerando che StorageCraft ha già (da più di un anno) una presenza in Italia, sarà interessante vedere cosa succederà già da quest’anno.

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