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Come scritto nel precedente post riguardo all’aggiornamento a vSphere 5, pur non essendo supportato, il vecchio VCB può ancora funzionare (personalmente l’ho testato solo su un sistema operativo Windows Server 2008 R2, ma immagino funzioni anche sugli altri sistemi supportati). Ovvimente non in modalità SAN (o almeno non se se si usa il VMFS5), ma in modalità NBD funziona più o meno come in vSphere 4.x.

L’unica eccezione che si è verificata è con le VM di tipo Windows Server 2008 o successivo e virtual hardware 7 o 8 dove compare un strano e generico errore su disco:

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Qualche giorno fa mi è capitato uno strano problema di alcune VM (in un ambiente vSphere 5) che non si potevano spostare con lo Storage vMotion a causa di un generico errore: The method is disabled by ‘SYMC-INCR dd-mm-yyyy hh:mm’.

Dal nome SYMC il mio primo pensiero è andato a Symantec Backup Exec (nel mio caso un 2010 R3 con backup to disk) e inizialmente pensavo a delle snapshot corrotte o rimaste dal beckup: ma i file delle VM erano a posto e nessuna snapshot era presente.

A quel punto ho cercato l’errore nella KB VMware e ho trovato l’articolo KB 2008957 (Storage vMotion fails with the error: The method is disabled by ‘SYMC-INCR dd-mm-yyyy hh:mm’) esattamente con lo stesso sintomo ed una spiegazione (molto vaga a dire il vero) del motivo: a quanto pare Backup Exec (ma probabilmente anche NetBackup) durante il backup aggiungono un’informazione (_DP-VEPA_BACKUP_RESTORE_LOCK_) legata alla VM che previene determinate operazione (come lo Storage vMotion) e che norlmente viene rimossa alla fine del backup. L’informazione si deduce che viene inserita nel vCenter Database visto che non viene toccato il vmx della VM.

E in effetti la soluzione proposta convalida questa ipotesi:

  1. Power off the virtual machine.
  2. In the vSphere Client, right-click the virtual machine and click Remove from Inventory.
  3. Browse to the datastore where the virtual machine resides.
  4. Right-click the .vmx file of the virtual machine and click Add to Inventory. This gives the virtual machine a new ID.
  5. Power on the virtual machine and retry the Storage vMotion.

Peccato che la soluzione richieda un fermo della VM, esattamente quello che volevo evitare usando lo Storage vMtoion. Per alcune macchine ho notato che un nuovo backup full ha sistemato e “sbloccato” le VM… ma non è detto che funzioni sempre per tutte.

Probabilmente la soluzione migliore è sistemare direttamente il vCenter Database. Cercando nella KB ho trovato l’articolo KB 1021265 (Manually enable vSphere solutions) che spiega come funziona l’extensible framework e che dovrebbe dare informazioni su come ripulire il database (nel caso mi ricapiti, proverò a verificare questa strada).

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PHD Virtual Monitor è una soluzione di monitoraggio di ambienti virtuali (e non) che fornisce visibilità dell’infratruttura IT a qualunque livello, dal livello fisico a quello applicativo. Quindi non si limita a funzioni di solo strumento multi-hypervisors monitor (come descritto nel precedente post), ma anche a sistema di tipo multi-platform e per ambienti e/o oggetti eterogenei.

Per ambienti basati Citrix XenServer può sicuramente interessante, visto che le funzioni standard offerte per il monitoraggio sono decisamente semplici e minimalistiche (inoltre nella versione free non vi sono allarmi attivabili). Si possono monitorare, sia per gli host che per le VM, relativamente pochi parametri legati a: CPU e memoria e, dalle versioni recenti, anche il networking e i dischi (ma questi ultimi solo per le VM). Anche i grafici sono semplici e spartani come si può vedere nell’immagine seguente.

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Uno dei trend visti nell’ultimo anno (ma in realtà iniziato qualche anno fa) è la crescita dell’ecosistema legato alla virtualizzazione (ossia tutti quei prodotti e vendor complementari ai prodotti di virtualizzazione veri e propri) al di fuori dei confini nei quali sono storiacamente nati: molti dei partner storici di VMware ora hanno esteso le loro soluzioni anche ad altri hypervisor, e nuovi prodotti sono nati specifici per gestire ambienti virtuali complessi o quanto meno eterogeni. Una bella definizione a questo fenomeno è stata data da VKernel  nel suo post: “Hypervisor Agnosticism“.

Bisogna però specificare che non stiamo parlando di ottenre l’interoperabilità tra i vari tool di virtualizzazione, ma semplicemente l’utilizzo di tool comuni per alcuni particolari compiti, tipicamente la gestione, il monitoraggio e la protezione dei dati.

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Qualche giorno fa ho avuto uno strano problema durante l’aggiornamento a Workstation 8.0.2 (su un sistema operativo Windows 7 a 64 bit) per il quale non ho trovato knowledge base o soluzioni immediate.

Di fatto, per qualche strana ragione, la rimozione della vecchia versione è fallita lasciando il sistema in uno stato “non integro”: ogni successivo tentivo di installazione della nuova versione, falliva miseramente nella fase di rimozione della versione vecchia. Persino dal pannello di controllo la rimozione della vecchia versione (che era comunque una 8.0.1) falliva.

Qualunque opzione documentata del file exe non risolveva il problema (neppure con l’opzione /clean che in teoria avrebbe dovuto sistemare l’installazione “corrotta”). E qualunque procedura manuale “veloce” non era efficace (non si tratta solo di cancellare alcuni file e alcune chiavi di registro, visto che vi sono molte chiavi di registro e vari driver e servizi).

La soluzione alla fine l’ho trovata sul sito di Ulli Hankeln, nella sezione riservata alle Workstation FAQ:

Error message: “The MSI fails”
this only applies to new installations of Workstation 7 or VMplayer 3 – not updates run setup like this

Benché la descrizione non si applicava al mio caso, uno dei messaggi di errore coincideva con il criptico “The MSI fails” (riferito tra l’altro ad un pacchetto nullo). E quindi, applicando quando suggerito, il comando che ha permesso l’installazione corretta della nuova versione è stato:

VMware-workstation-full-8.0.2-591240 /z “action”=”install”

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Parlando di certificazioni in ambito IT, al di là del loro valore (sul quale varrebbe la pena spendere qualche riga in un post futuro), spesso mi viene chiesto di dare suggerimenti su quale certificazione si più adatta per una persona o quale sia la migliore… Domande che non hanno una risposta o almeno non una univoca ed oggettiva, visto che tanti fattori concorrono a definire la validità e la bontà di una certificazione.

Che certificazione scegliere?

A seconda delle proprie capacità (ma anche dalle proprie aspirazioni), dalla richiesta del mercato, dal grado di riconoscimento della certificazione stessa, da anno con anno e persino da una località geografica ad un’altra si può tentare di identificare una certificazione. Aggiungiamo però anche i budget di tempo e denaro purtroppo concorrono e possono spostare la scelta o almeno l’ordine delle possibili scelte.

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Per semplificare il portfolio dei prodotti a favore di quelli integrati, VMware ha deciso che la suite vCenter Operations Suite includerà e sostituirà il prodotto standalone vCenter CapacityIQ, che non sarà più disponibile (come prodotto a sé stante) a partire dal 24 gennaio 2012.

I clienti con vCenter CapacityIQ e un contratto attivo di support and subscription (SnS), hanno diritto ad aggiornare il prodotto direttamente vCenter Operations Management Suite Advanced edition.

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