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VMware Virtual SAN (chiamata anche semplicemente VSAN) è una soluzione di storage hyperconverged molto interessante, disponibile come prodotto aggiuntivo per gli ambienti basati su 5.5 U1.

Al momento, benché si tratti di fatto di una versione 1.0, è già molto promettente ma (secondo me) pecca di informazioni e dettagli sul come sta funzionando: il tutto è gestito molto semplicemente (ma efficacemente) tramite vSphere Web Client, ma le informazioni riportate sono veramente minimalistiche (è vero che molti dettagli si potrebbero poi ottenere dai grafici di prestazioni): una comoda dashboard con i princibabili dati di funzionamento dello storage sarebbe apprezzabile.

In realtà esiste qualcosa di simile ed è chiamato VSAN Observer. Immagino che parte dei suoi dati saranno presto integrati nell’interfaccia web, oppure direttamente in VMware vCenter Operations Manager, in modo da fornire più informazioni sul funzionamento di VSAN.

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Utilizzare un sistema operativo Linux come guest OS in un’ambiente basato su VMware vSphere è ovviamente supportato fin dalle prime versioni. Tra l’altro con vSphere 5 sempre più distribuzioni sono ufficialmente supportante, rendendo sempre più semplice implementare VM Linux (si pensi alla complessità di installare o aggiornare le VMware Tools fino a qualche anno fa) o dei virtual appliance basati su Linux.

Per la gestione remota, tipicamente ci si affida ad SSH, ma per l’installazione iniziale (e alcuni casi particolari) servirà accedere alla console della VM.

Cercare di usare il vSphere Client da una macchina Linux sarà alquanto complicato, ma per fortuna che nelle versioni recenti esiste il vSphere Web Client. Per maggiori informazioni vedere l’articolo di KB 1006095 (Availability of vSphere Client for Linux systems) oppure questo posto: Access VM Consoles From Linux.

Rimangono un paio di note nel caso si intenda poi utilizzare la console in modalità grafica o testuale.

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Microsoft System Center Virtual Machine Manager (VMM) è il tool di managament per infrastrutture basate su Microsoft Hyper-V (ma in realtà ha alcune, limitate, funzioni di gestione anche per ambienti Citrix XenServer e VMware vSphere). Fornisce anche funzionalità di gestione di altre componenti della “fabric” (come ad esempio lo storage o alcuni dispositivi di rete). Il prodotto si posiziona sul piano di management (questo in particolare in quello specifico per gli ambienti virtuali) e quindi è in buona parte comparabile (in termini di posizionamento di mercato) a VMware vCenter Server.

Benché non sia una componente obbligatoria (a differenza di VMware vCenter che è invece necessario per implementare buona parte dei servizi di cluster), rimane comunque consigliato dato che permette di implementare alcune funzioni come la gestione delle librerie (e quindi dei template), le funzioni di P2V o V2V ed altro che non sarebbe direttamente implementabile con i relativi MMC snap-in di Hyper-V e/o del FailOver Cluster o con PowerShell.

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VMware vCenter Standalone Converter segue di solito le versioni di VMware vSphere, benché non sia parte della stessa suite e quindi potrebbe essere aggiornato con tempi e modi diversi. Forse era meglio quando ne esisteva una versione abbinata a vCenter, ma oramai è diventato un prodotto a sé stante (a partire da vSphere 5.0 la versione Enterprise del Converter è stata rimossa).

Purtroppo ci sono alcuni possibili problemi che è meglio conoscere e considerare.

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Nel caso si utilizzino dischi SSD collegati ad un controller RAID hardware come ad esempio il Dell PERC (molto comune su molti server Dell PowerEdge) si potrebbe incorrere il problema che i dischi non siano riconosciuti in qualità di dischi SSD, ma solo come “generici” dischi logici. Il motivo è la mancanza (su questo tipo di controller) di una funzione di tipo pass-thought che tratti il disco “as is” senza introdurre inutili funzionalità o livelli di astrazione.

Potrebbe non essere un problema se il disco comunque sarà utilizzato come disco (o come datastore su VMware), ma potrebbe essere un problema se si vuole impiegarlo come livello di cache per il filesystem o lo storage.

Se il server è standalone, si potrebbe pensare di sfruttare la funzione chiamata CacheCade ed implementata su schede PERC recenti ed in grado di ottimizzare le operazioni di I/O. Per maggiori informazioni sulla funzione di CacheCade rimando a questo link, ma ovviamente questo è vincolato solo ad alcuni scenari.

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Veeam Software ha da poco annunciato una nuova offerta chiama Veeam Availability Suite (disponibile a partire dal Q3 2014), una soluzione che sarà orientata sulla nuova strategia di Business Always On di Veeam con l’obiettivo di garantire accesso a dati ed applicazioni sempre e in ogni caso.

Secondo le parole di Ratmir Timashev (CEO di Veeam): “The introduction of the Veeam Availability Suite, which integrates Veeam’s backup and recovery software with its monitoring and reporting software, is part of a move by Veeam to play a bigger role in the modern data center”.

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VMware vCenter Log Insight è un prodotto specifico di log e analytics sviluppato da VMware ed introdotto nel mercato circa un anno fa. Parte della famiglia VMware vCenter (almeno nel suo nomo), Log Insight fornisce molte funzioni di log management, incluse specifiche funzionalità di log analytics, aggregazione dei log, ricerca e altro ancora.

Ora VMware ha annunciato la nuova versione 2.0 di questo prodotto, introducendo nuove ed interessanti funzionalità.

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